12 mar 2008

La risposta del Direttore del Consiglio Pastorale Diocesano alla Lettera alla Chiesa fiorentina - 2

Il 15/02/08, Bianchi Leonardo ha scritto:


Carissimi,

vi ringrazio, innanzitutto, per avere inviato anche al Consiglio Pastorale Diocesano, stavolta, la vostra lettera.
Abbiamo seguito la vostra attività dello scorso anno ed io sono stato anche presente al primo incontro a San Donnino (al secondo non ho potuto partecipare). Ritengo di grande interesse - come ho anche scritto a suo tempo sull'Osservatore toscano - gli stimoli da voi porti alla riflessione comunitaria, e ritengo doveroso tenerne conto nella continua costruzione di una prassi di feconda e vera partecipazione e comunione ecclesiale; personalmente, ho ritenuto di poter leggere il percorso da voi proposto come un significativo contributo alla preparazione della Prima Assemblea Diocesana sulla Famiglia che si è tenuta il 10 novembre scorso, cui immagino abbiate partecipato, caratterizzata per la prima volta da un rilevante numero di Gruppi di lavoro tematici che hanno dato modo a tutti gli intervenuti di esprimersi sui vari temi, con un lavoro che viene adesso recepito in uno Schema di Proposizioni adottato dal Consiglio Pastorale Diocesano e su cui nei prossimi mesi tutta la Comunità Diocesana fiorentina è chiamata a pronunciarsi, anche per migliorarlo ed integrarlo.
La realizzazione di una prassi sinodale di comunione ecclesiale è cosa ben difficile. eppur doverosa, da realizzare nella "ferialità", ma mi pare che non possa alimentarsi neppure soltanto da occasioni di approccio frontale, rilevando, invece, a mio avviso, la maggiore stabilità ed efficacia, ove integrata con questo approccio, di una circolarità del processo partecipativo. Stiamo, tutti insieme, cercando di renderci testimoni della speranza che ci deriva dal Risorto anche nella ricerca di una sincera prassi di comunione ecclesiale, ed, in questo senso, trovo molto pertinente, e coincidente con quanto penso fra l'altro io - per quanto possa valere -, l'esortazione ad una sempre più piena consapevolezza della responsabilità che ci deriva dal far parte della Chiesa: questa è una soglia di coscienza che deve assolutamente crescere in ciascuno dei componenti del popolo di Dio ed in questo nel suo insieme.
Di conseguenza, come Consiglio Pastorale Diocesano in carica da tempo auspichiamo fortemente e promuoviamo una rinnovata e rafforzata consapevolezza del ruolo specifico anche dei laici - non meno che dei presbiteri, diaconi e religiosi -, anche di noi stessi, verso questo obiettivo, come è andato emergendo nelle nostre riunioni da qualche anno a questa parte: tale ruolo va rafforzato proprio a partire dalle Parrocchie, come voi pure riconoscete, anche se non darei per scontata l'inerzia e lo smantellamento delle attività vicariali ufficiali in atto - ma qui il discorso sarebbe lungo e coinvolge le responsabilità per l'appunto anche della cd "base", oltreché dei Parroci, tornando così a quanto detto sopra. Piuttosto, occorre che chi meritoriamente avverte la responsabilità di un impegno personale e comunitario nella partecipazione ecclesiale colga le occasioni offerte in questo senso, senza dimenticare la sensibilità plurale che alberga nella Chiesa proprio per il fatto di essere comunità inclusiva nel segno del Vangelo.
Ed è, allora, proprio in un momento come questo che "si parrà la nostra nobilitate", un momento in cui ci accingiamo a rinnovare in tutta l'Arcidiocesi gli organismi di comunione ecclesiale, Consigli Pastorali Parrocchiali, Vicariali e Diocesano, ed in cui tutte le varie realtà diocesane stanno per essere chiamate ad esprimersi in termini di proposta e di confronto pastorale sul tema della Famiglia - dopo la fase sinodale del "vedere", dell'osservazione - per contribuire, in una prospettiva che alla fine sarà elaborata in termini comunitari a livello diocesano, alla crescita della nostra stessa comunità attraverso una proposta che verrà approvata ed offerta al Cardinale Arcivescovo nel corso della Seconda Assemblea Diocesana sulla Famiglia che si svolgerà ad ottobre, in vista della sua Lettera pastorale sulla famiglia. Come potete vedere, qui non c'è niente che "cala dall'alto", ma anzi molto che parte, per così dire, "dal basso", viene elaborato da quello che il Concilio, il Codice di Diritto canonico e lo Statuto del CPD hanno voluto come l'organismo rappresentativo di tutto il popolo di Dio della nostra Chiesa particolare, e torna nuovamente a coinvolgere tutte le realtà ecclesiali fiorentine, ponendosi in dialogo anche con tutta la comunità locale più diffusamente intesa, comprensiva dunque anche delle realtà extraecclesiali: crediamo che tanto sia necessario per assolvere ad un compito, il nostro, che sia pur in termini perfettibili è proprio quello di promozione, oltre che di espressione, di partecipazione, allestendo un percorso nel quale tutte le voci trovino espressione ed ascolto e concorrano, così, alla definizione di un indirizzo pastorale che marchi, nella ricerca determinata di una comunione con l'Arcivescovo, anche uno stile ecclesiale della nostra Chiesa fiorentina, così ricca, vivace e plurale. Varie sono le difficoltà, ma possiamo farcela, e, dunque, se intendiamo la chiamata a testimoniare la Speranza, dobbiamo farcela.
In questo senso, sono convinto, davvero, che il capitolo da voi aperto possa portare un prezioso ed utile contributo al lavoro che viene svolto in tutta l'Arcidiocesi, e questo è, in definitiva, anche il mio augurio ed il mio sostegno, unito alla più piena disponibilità a rapportarmi, nel rispetto dell'autonomia della vostra iniziativa, con il vostro Gruppo.
Con un caro e sentito ringraziamento per ciò che fate,
Leonardo BIANCHI
Direttore CPD