27 mag 2009

Articolo su ToscanaOggi del 21 Maggio 2009

Da ToscanaOggi del 21 Maggio 2009

I cattolici del disagio per una Chiesa del Vangelo

di Andrea Fagioli

«Un impegno solido e duraturo a trasmettere il Vangelo che abbiamo immeritatamente ricevuto, sottolineando la parola immeritatamente, perché nessuno possa vantarsi». È partito con questo invito la sintesi degli oltre 40 contributi inviati da parrocchie, comunità, associazioni, singoli laici, sacerdoti e religiosi al convegno «Il Vangelo che abbiamo ricevuto» ospitato sabato 16 maggio a Firenze presso il «Nuovo sentiero», il teatro di Santo Stefano in Pane, la parrocchia di Rifredi che fu di don Giulio Facibeni.

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Intervento di don Giuseppe Ruggieri

Il Vangelo che abbiamo ricevuto
Per una chiesa della fraternità

Devo parlare “sulla chiesa della fraternità e della sororità, che nella comunione e nella corresponsabilità attiva di tutti, eguali in dignità, si impegna in una lettura credente dei segni dei tempi, nell’ascolto della Parola viene introdotta dallo Spirito a tutta la verità e, dalla presenza del Signore nelle sue celebrazioni, trae forza per farsi compagna di tutti, a cominciare dai piccoli e dagli ultimi.” Cosa aggiungere di essenziale a queste parole? Non è già detto tutto? E’ necessario precisare ulteriormente? Non rischiamo, precisando, di indebolire addirittura quelle parole?

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Intervento di don Paolo Giannoni

La forza del Vangelo proclamato da Gesù che ha assunto ogni realtà umana, ha “toccato” i corpi per infondere la guarigione, si è seduto a mensa con i peccatori, rendendo visibile ai nostri occhi e palpabile dalle nostre mani il mistero dell’amore trinitario.

Il “catalogo” ora proposto da Peyretti e Rosenberg è una espressione del disagio che proviamo noi-chiesa.Non ce ne impadroniamo, ma lo accogliamo con la coscienza che nessuno è padrone della fede degli altri, ma solo ha da vivere un servizio alla gioia di tutti (2 Cor 1,24). Lo accogliamo anche come un segno positivo.Il silenzio deve preoccupare più di una protesta e il disagio segnala che c’è qualcosa che non va.

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