24 feb 2015

Nuovo

Nuova Lettera alla Chiesa fiorentina


Più volte, in passato, abbiamo ritenuto di dare voce alla nostra responsabilità di credenti con iniziative varie e lettere aperte, nella speranza di sollecitare un dialogo con i Vescovi che nella nostra Diocesi si sono succeduti. Sostanzialmente nelle lettere esprimevamo il nostro disagio a rimanere fedeli alla chiesa ufficiale che ci appariva chiusa su posizioni di difesa piuttosto che aperta a lasciarsi interrogare dallo Spirito alla luce del Vangelo.

Ora che papa Francesco ci scalda il cuore e con le sue parole e le sue opere ha cambiato i nostri disagi in gioia, ci rivolgiamo ancora al nostro Vescovo, ai presbiteri, a tutta la comunità diocesana ed agli uomini e donne di buona volontà, perché non avvenga che il buon seme che papa Francesco sta seminando non vada in gran parte perduto, come nella parabola del seminatore (Lc 8,5-9): facile individuare nei passanti che calpestano il seme caduto nella strada coloro che a papa Francesco si oppongono apertamente e, nelle spine della parabola, coloro che cercano di neutralizzare il seme con i loro pavidi o emarginanti silenzi. Come molti altri, anche noi siamo convinti che l’avvento del vescovo Bergoglio al pontificato costituisca un nuovo momento di grazia che sarebbe grave responsabilità di tutta la chiesa non riconoscere ed accogliere.

Noi vorremmo che quanto papa Francesco sta seminando divenga oggetto di riflessione e di nuovo slancio evangelico per la nostra Diocesi che, già in tempi non remoti, ha fatto esperienza di anni di grazia entusiasmanti. Furono gli anni di profeti e testimoni nella fede come Elia Dalla Costa, Giulio Facibeni, Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, David Turoldo, Lorenzo Milani e tanti altri parroci e laici diocesani operosi, talvolta, anche in una sofferta obbedienza. Furono anni significativi che si incrociarono con il pontificato di papa Giovanni XXIII e con il Concilio Vaticano II. Tanto seme sparso dalla misericordia di Dio e da tanti suoi fedeli servitori, non diede, poi, il frutto da molti ardentemente sperato: qualche decennio dopo, infatti, papa Benedetto XVI rappresentava la Chiesa come una barca che “fa acqua da tutte le parti” (preghiera Via Crucis al Colosseo 2005).
Se vogliamo riconoscere le opportunità di grazia del presente, non possiamo lasciare papa Francesco solo in un momento in cui si moltiplicano le riserve alla sua visione di Chiesa povera, accogliente e coerente con gli imperativi di giustizia.

Paradossalmente, sono molti quelli che oggi più non sanno distinguere il bene dal male, che più non si chiedono se Dio c’è o non c’è ma che, tuttavia, a loro modo, esprimono una domanda di cambiamento, di rinnovamento. Anche per loro, nostri fratelli, il messaggio di Francesco per una Chiesa aperta, accogliente, tenera e misericordiosa, va accolto e sostenuto. Alla nostra Diocesi chiediamo un convinto contributo a sostegno di questo nostro papa Francesco ricordando queste sue parole: “Non voglio una Chiesa preoccupata di essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti. Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza un orizzonte di senso e di vita “(EG 49).

Riteniamo che una importante occasione di riflessione sul rinnovamento della Chiesa sia offerta dal prossimo convegno ecclesiale nazionale di Novembre. Auspichiamo e chiediamo agli organi ecclesiali responsabili e al nostro vescovo, che il convegno dia voce alla pluralità di esperienze ecclesiali presenti in Italia e nel nostro territorio, senza alcuna preclusione, evitando di privilegiare solo alcune posizioni.
A questa “uscita” ci sollecita anche la Traccia per il cammino verso il 5° Convegno Ecclesiale Nazionale quando ci invita a considerare “la bellezza dell’umano in atto pur senza ignorarne i limiti” (p. 11) e a non “dovere fare i censori dell’umanità” (p. 57), ma piuttosto a “non trovar requie prima di aver tagliato tutti i legacci che frenano l’uomo, e prima d’aver spezzato le catene che gli impediscono di raggiungere la sua più alta misura” (p. 57).
Ricordiamo infine con la dovuta contestualizzazione, che “il messaggio che annunciamo presenta sempre un qualche rivestimento culturale, però a volte nella Chiesa cadiamo nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura“ (EG 117) a scapito di un’autentica evangelizzazione.

Firme
Mario Batistini, Bruna Bocchini Camaiani, Renzo Bonaiuti, Francesca Brunori, Mario Casini, Lorenza Giani, Ugo Faggi, Laura Landi, Manuela Moschi, Leda Mugnai, Anna Maria Pizziolo, Mariangela Regoliosi

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