Nuova Lettera
alla Chiesa fiorentina
Più volte, in passato, abbiamo ritenuto di dare voce alla nostra
responsabilità di credenti con iniziative varie e lettere aperte, nella
speranza di sollecitare un dialogo con i Vescovi che nella nostra Diocesi si
sono succeduti. Sostanzialmente nelle lettere esprimevamo il nostro disagio a
rimanere fedeli alla chiesa ufficiale che ci appariva chiusa su posizioni di
difesa piuttosto che aperta a lasciarsi interrogare dallo Spirito alla luce del
Vangelo.
Ora che papa Francesco ci scalda il cuore e con le sue parole e le sue
opere ha cambiato i nostri disagi in gioia, ci rivolgiamo ancora al nostro
Vescovo, ai presbiteri, a tutta la comunità diocesana ed agli uomini e donne di
buona volontà, perché non avvenga che il buon seme che papa Francesco sta
seminando non vada in gran parte perduto, come nella parabola del seminatore
(Lc 8,5-9): facile individuare nei passanti che calpestano il seme caduto nella
strada coloro che a papa Francesco si oppongono apertamente e, nelle spine della
parabola, coloro che cercano di neutralizzare il seme con i loro pavidi o
emarginanti silenzi. Come molti altri, anche noi siamo convinti che l’avvento
del vescovo Bergoglio al pontificato costituisca un nuovo momento di grazia che
sarebbe grave responsabilità di tutta la chiesa non riconoscere ed accogliere.
Noi
vorremmo che quanto papa Francesco sta seminando divenga oggetto di riflessione
e di nuovo slancio evangelico per la nostra Diocesi che, già in tempi non
remoti, ha fatto esperienza di anni di grazia entusiasmanti. Furono gli anni di
profeti e testimoni nella fede come Elia Dalla Costa, Giulio Facibeni, Giorgio La Pira, Ernesto Balducci, David
Turoldo, Lorenzo Milani e tanti altri parroci e laici diocesani operosi,
talvolta, anche in una sofferta obbedienza. Furono anni significativi che si
incrociarono con il pontificato di papa Giovanni XXIII e con il Concilio
Vaticano II. Tanto seme sparso dalla misericordia di Dio e da tanti suoi fedeli
servitori, non diede, poi, il frutto da molti ardentemente sperato: qualche
decennio dopo, infatti, papa Benedetto XVI rappresentava la Chiesa come una barca che “fa
acqua da tutte le parti” (preghiera Via Crucis al Colosseo 2005).
Se vogliamo riconoscere le opportunità di grazia del presente, non
possiamo lasciare papa Francesco solo in un momento in cui si moltiplicano le
riserve alla sua visione di Chiesa povera, accogliente e coerente con gli
imperativi di giustizia.
Paradossalmente, sono molti quelli che oggi più non sanno distinguere
il bene dal male, che più non si chiedono se Dio c’è o non c’è ma che,
tuttavia, a loro modo, esprimono una domanda di cambiamento, di rinnovamento.
Anche per loro, nostri fratelli, il messaggio di Francesco per una Chiesa
aperta, accogliente, tenera e misericordiosa, va accolto e sostenuto. Alla
nostra Diocesi chiediamo un convinto contributo a sostegno di questo nostro papa
Francesco ricordando queste sue parole: “Non voglio una Chiesa preoccupata di
essere il centro e che finisce rinchiusa in un groviglio di ossessioni e procedimenti.
Se qualcosa deve santamente inquietarci e preoccupare la nostra coscienza è che
tanti nostri fratelli vivono senza la forza, la luce e la consolazione
dell’amicizia con Gesù Cristo, senza una comunità di fede che li accolga, senza
un orizzonte di senso e di vita “(EG 49).
Riteniamo che una
importante occasione di riflessione sul rinnovamento della Chiesa sia offerta
dal prossimo convegno ecclesiale nazionale di Novembre. Auspichiamo e chiediamo
agli organi ecclesiali responsabili e al nostro vescovo, che il convegno dia
voce alla pluralità di esperienze ecclesiali presenti in Italia e nel nostro
territorio, senza alcuna preclusione, evitando di privilegiare solo alcune
posizioni.
A questa “uscita”
ci sollecita anche la Traccia per il cammino verso il 5° Convegno
Ecclesiale Nazionale quando ci invita a considerare “la bellezza dell’umano
in atto pur senza ignorarne i limiti” (p. 11) e a non “dovere fare i censori
dell’umanità” (p. 57), ma piuttosto a “non trovar requie prima di aver tagliato
tutti i legacci che frenano l’uomo, e prima d’aver spezzato le catene che gli
impediscono di raggiungere la sua più alta misura” (p. 57).
Ricordiamo infine
con la dovuta contestualizzazione, che “il messaggio che annunciamo presenta
sempre un qualche rivestimento culturale, però a volte nella Chiesa cadiamo
nella vanitosa sacralizzazione della propria cultura“ (EG 117) a scapito di un’autentica
evangelizzazione.
Firme
Mario
Batistini, Bruna Bocchini Camaiani, Renzo Bonaiuti, Francesca Brunori, Mario
Casini, Lorenza Giani, Ugo Faggi, Laura Landi, Manuela Moschi, Leda Mugnai, Anna Maria Pizziolo, Mariangela
Regoliosi
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