E’ passato circa un anno da quando ci siamo trovati a condividere da credenti le difficoltà su quelle tematiche eticamente sensibili che ci avevano sollecitato in relazione ad eventi successi nella nostra realtà italiana.
La lettera alla Chiesa fiorentina ha suscitato un livello d’interesse che ci ha piacevolmente stupito: centinaia sono state le adesioni, abbiamo organizzato allo Stensen un incontro con Alberto Melloni sulla chiesa nel mondo contemporaneo, che è stato molto partecipato sia come pubblico sia come interventi, il Cardinale Antonelli ha ritenuto di incontrarci in un’assemblea pubblica a S.Donnino nei locali del centro Spazio Reale.
In quella occasione abbiamo spiegato le ragioni delle nostre difficoltà che ci hanno spinto a scrivere questa lettera. Il Cardinale ha evidenziato che la distanza tra quello che noi esprimevamo e il suo pensiero era grande ma non per questo dovevamo fermarci e ci ha invitato ad un successivo incontro a dicembre sul tema della laicità che nelle sue intenzioni (per altro senza averle esplicitate in precedenza) doveva essere una riflessione sui laici e la politica.
Dobbiamo constatare che in questi due incontri ci sono state sollecitazioni interessanti, utili dal punto di vista dello scambio d’opinioni tra credenti che hanno su questi temi approcci diversi, e abbiamo apprezzato la disponibilità del Cardinale a discutere su questi temi.
Riteniamo comunque necessario, che tutti, laici e pastori si compia uno sforzo comune per arrivare ad un vero dialogo tra credenti, i quali hanno, ognuno per la sua storia un pezzetto di verità da condividere con gli altri, evitando semplificazioni sbrigative o tentativi di normalizzazione. L’invito ad “ascoltare la chiesa” riguarda al contempo e reciprocamente laici e pastori, perché tutti componenti dell’unico popolo in cammino verso il Regno, e tutti partecipi dell’ufficio sacerdotale, profetico, regale.
In tale prospettiva vorremmo un supplemento di riflessione sulla condizione dei laici cristiani nella chiesa e sul loro impegno di responsabile autonomia nelle realtà temporali.
Riteniamo che ci sia un aspetto di merito e uno di metodo da affrontare per proseguire il dialogo nella chiesa fiorentina.
Il dibattito sui temi che abbiamo indicato anche nella nostra lettera, che anche in questi mesi è proseguito, è inevitabilmente segnato dalla contingenza politica, un dibattito a cui è necessario partecipare con uno sguardo lungo che attraversi l’attualità, per individuare quei nodi di fondo che spesso si perdono o si confondono. Noi siamo convinti che questi nodi segnano oggi, per vari aspetti, anche il tratto e lo stile della presenza e dell’azione della chiesa cattolica nella società contemporanea.
In particolare ci sembra che la relazione tra l’annuncio evangelico e la ragione umana, tra le scelte etiche che scaturiscono dall’esperienza e dalla riflessione di fede e il sempre richiamato “diritto naturale” rappresenti uno di questi nodi. Senza dubbio, un tema rilevante nel dibattito culturale, certamente complesso e dalle molte implicazioni politiche, che non possiamo consegnare e delegare agli addetti ai lavori, ma che deve diventare oggetto vitale di riflessione diffusa e condivisa anche nelle comunità ecclesiali.
Noi pensiamo, infatti, che dal modo in cui viviamo e pensiamo la relazione tra fede e storia nei suoi molteplici aspetti, derivi la stessa possibilità di comunicazione del messaggio evangelico, messaggio non di condanna ma di accoglienza e di ascolto, così che “la verità non venga concepita come possesso esclusivo, come conquista da difendere ed imporre agli altri” (E. Bianchi); in particolare in questo momento di generale disorientamento in cui è urgente testimoniare la coerenza nella scelta degli ultimi, riaccendere i motivi della speranza e respingere la tentazione del potere, di cui nemmeno la chiesa appare sempre libera. Solo in questa dimensione secondo noi, è possibile per i cittadini credenti operare per quella convergenza etica delle culture che costituisce la necessità e la prospettiva per la convivenza e la democrazia nella società multiculturale.
Sul piano del metodo ci pare che sia possibile un percorso ulteriore di crescita della consapevolezza etica dei membri delle nostre chiese e, al tempo stesso, della dinamica ecclesiale. Infatti accanto all’incontro pubblico potremmo costruire nelle parrocchie, e soprattutto tra le parrocchie, momenti ordinari di riflessione su queste tematiche. Si tratta di guadagnare la duplice consapevolezza che:
1) una riflessione su questi temi richiede anche un lavoro "feriale", di approfondimento, di confronto con la vita vissuta, che ha bisogno dello scambio faccia a faccia e di una continuità di impegno;
2) i laici e le parrocchie hanno il diritto/dovere di "convocare" momenti di riflessione di questo tipo senza aspettare che questi calino "dall'alto".
Non può essere un alibi, ad esempio, l'inerzia e lo smantellamento in atto delle attività vicariali ufficiali, dobbiamo piuttosto sollecitare i preti e le nostre comunità a superare le situazioni di isolamento nelle quali ci chiudiamo, rinunciando ad essere promotori di iniziative comuni di confronto e riflessione.
In questa logica di disseminazione delle riflessioni non saremo noi, questo gruppetto di redattori della "lettera" in quanto tali, gli interlocutori o i promotori di queste iniziative, anche se ciascuno di noi può lavorare in questa direzione negli ambienti dove svolge la sua vita di Chiesa. Possiamo però offrirci di fare da luogo di risonanza riguardo a proposte, iniziative nascenti e realtà già in atto, per favorire la condivisione di simili esperienze, anche attraverso il nostro blog (www.letterachiesafiorentina.blogspot.com).
Ci piacerebbe avere dalle parrocchie un ritorno di opinioni e di fatti su cui, tutti insieme, riflettere.
Nessun commento:
Posta un commento